Tecnologie di raffreddamento e gestione del rumore in ambito industriale
La maggior parte degli impianti industriali comprende, oltre alla parte produttiva vera e propria, anche sistemi di raffreddamento di vario genere: torri o condensatori evaporativi, dry coolers, raffreddatori adiabatici, chillers etc. Questi, in alcuni casi, devono rispettare limiti di rumore anche molto bassi, soprattutto se rapportati alla loro potenza e dimensione.
Le tecnologie di oggi permettono di raggiungere ottimi livelli sonori: è pertanto molto importante conoscere bene i criteri di calcolo.
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Di Giorgio Lorenzetti, Consulente Tecnico
1. Gestione del rumore nelle tecnologie di raffreddamento: variabili da considerare
Occorre anzitutto chiarire che, nel caso di apparecchiature che hanno una massa dimensionale ben definita nelle quali rientrano i sistemi sopra indicati, il calcolo della potenza sonora deve tenere conto anche della superficie di emissione dell’apparecchiatura medesima.
La norma Europea che regola il criterio di calcolo della potenza sonora di una macchina, con dimensioni misurabili “X,Y,Z”, è la UNI EN ISO 3744: secondo questa norma, per calcolare la potenza sonora occorre effettuare una serie di misure di pressione sonora in punti equidistanti dall’apparecchio, ricavare una media “pesata” e quindi sommare a questo valore il logaritmo della superficie dello stesso apparecchio.
Il dato di potenza sonora della macchina così calcolato è utile al Cliente o al suo Consulente per effettuare uno studio previsionale di impatto acustico della nuova installazione. In questa misurazione, si deve tenere conto della presenza del rumore di fondo, di eventuali ostacoli o pareti riflettenti e del rumore prodotto da altri macchinari presenti nei dintorni.
È frequente anche la richiesta al Costruttore del valore di pressione sonora ad una certa distanza, valore che potrebbe portare ad un’erronea interpretazione. Infatti, la Norma di riferimento prevede che la macchina di cui si calcola la potenza sonora sia installata “su di una superficie piana riflettente in un ambiente che si approssimi a un campo acusticamente libero”: è quindi evidente che qualsiasi valore di pressione sonora fornito non può essere riscontrabile in una condizione diversa da quella calcolata teoricamente.
2. Gestione del rumore: alcuni esempi pratici
Di seguito alcuni esempi che un tecnico preparato deve saper gestire.
Viene richiesta la pressione sonora ad una certa distanza partendo da un valore di potenza sonora calcolato come se la sorgente fosse puntiforme: ossia trascurando l’incidenza della superficie di emissione. I valori di pressione sonora richiesto sono quasi sempre entro i 15 metri di distanza, limite entro il quale la superficie di emissione deve essere sempre considerata.
Viene richiesta la pressione sonora (magari molto bassa) ad una certa distanza partendo da una potenza sonora correttamente calcolata, ben sapendo che il valore fornito non avrà alcun riscontro reale a causa della presenza di ostacoli o altri rumori rilevanti (in pratica, non in “campo libero” e non “in assenza di rumore di fondo” come la norma prescrive).
Viene richiesto un dato di pressione sonora partendo da un valore di potenza sonora calcolato in modo diverso da quanto prescrive la norma Europea citata.
3. In conclusione
Tutte queste variabili interpretative portano a differenze anche sensibili nel momento in cui il Costruttore deve fornire un valore di rumorosità coerente con la realtà.
Come già accennato, la prassi valida e corretta sarebbe quella di fornire la potenza sonora dell’apparecchiatura calcolata secondo la UNI EN ISO 3744 e utilizzare questo valore per ricavare l’impatto che ne può derivare una volta che la macchina è posizionata nel sito di installazione.
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